mercoledì 7 dicembre 2016

Pellegrinaggio al Santuario Mariano del Pettoruto



Se Lucifero potesse invocare per la propria salvezza, la Santissima Vergine con la sola parola “Maria”, raggiungerebbe il Paradiso all'istante. Tanto più un uomo, anche se si trovasse nei momenti più duri e disperati della vita”.
San Massimiliano Maria Kolbe



Prefazione


Si apre in questo testo un'affascinante e misteriosa riflessione sull'incontro tra uomo e grazia divina, tra creatura, Creatore e creazione, tra finito ed infinito, e tra carne e Spirito.
È un incontro voluto, desiderato, sospirato da entrambe le parti, animato dal bisogno di nutrimento e consolazione, di ricevere e donare Amore. Ciò che può nascere da tale incontro è la Bellezza, che prende forma dal magma inanimato, e dall'ispirazione riceve un significato terreno e spirituale. La roccia aspra e pungente assume, da mani semplici e capaci, una forma morbida e materna. Il Petruto o Pettoruto, solido e imponente nella grandezza delle montagne che compone, diventa materiale di preghiera e salvezza plasmato da Dio e dalla sua onnipotenza.
La forma rocciosa e pungente cambia la sua natura, e la Madonna prende forma nella delicatezza e nella consapevolezza del suo ruolo di madre. Assume nei lineamenti fierezza e autorevolezza, senza negare il suo abbraccio e la sua promessa eterna. I volti della Madre e del Figlio rivelano lineamenti essenziali e poco dettagliati. I loro sguardi assorbono la conoscenza del Padre e appaiono pungenti e attenti, profondi e vivi. La postura di entrambi trasmette solidità e forza, lasciando poco spazio al fraintendimento e all'ambiguità. Anche il Figlio, pur nella sua età di fanciullo, comunica nel volto e nello sguardo la Conoscenza e la Fortezza. Ed ecco che l'uomo si aggrappa e si consola ai piedi di tale grandezza. L'uomo, piccolo e limitato, si rivolge al solo ed unico Dio, capace di esaudire ogni richiesta e necessità salvifica. La disperazione umana, il desiderio di giustizia, di salvezza e di pace; e il rifiuto di scegliere altre soluzioni o scappatoie più facili e comode favorisce la ricerca di Dio e della sua misericordia. Nel libro si racconta chiaramente del tormento vissuto dall'artista prima di ricevere l'ispirazione che permetterà alla venerata scultura di essere plasmata. E siccome tutte le opere di Dio sono eterne, così la Madonna del Pettoruto mantiene inalterato nei secoli il suo ruolo di intermediaria e di ancella del Signore. Il luogo sacro che assiste alla nascita di tale Bellezza non delude il pellegrino, sia dal punto di vista Paesaggistico, che per il misticismo che trasmette. Le montagne circondano come uno scrigno il bellissimo Santuario e lo definiscono nel perimetro e nella preziosità del luogo.
Il percorso al Santuario riflette la semplicità e la maestosità del sacro e la perseveranza nel perseguire il progetto di salvezza. Lo sguardo della Madre celeste attende i suoi figli e coloro che anelano la pace e la consolazione. L'accoglimento è totale e lo spirito ritrova l'origine della sua natura, e si colma della grandezza di Dio. Con lucidità e devozione viene narrata, in questo testo, la storia di questo Santuario e dei secoli di storia che si susseguono. Con ricchezza di dettagli e con una scrupolosa ricerca storico-monografica vengono riportate vicende e tradizioni, che ispirano aneddoti e curiosità, e che non tralasciano eventi utili alla conoscenza dei luoghi e delle vicende, senza lacune.
Auguro al lettore la piacevolezza di tale lettura, affinché il suo peregrinare spirituale sia guidato, consapevole e ispirato. Ringrazio il professore Ottavio A. Bisignano per aver offerto al mondo dei lettori la possibilità di immergersi nella storia di un altro luogo mariano e della sua terra, piena di ricchezze e bellezze: la Calabria.

Emanuela Turrini

Bio

La Compositrice e Poetessa, Emanuela Turrini, bolognese di nascita, si è diplomata nel '93 in flauto traverso, sotto la guida di Giorgio Zagnoni, presso il Conservatorio G.B. Martini di Bologna ed in seguito si è perfezionata a Firenze con il M° Michele Marasco ed a Milano con il M° Bruno Cavallo, primo flauto della Scala. Ha svolto attività concertistica specializzandosi soprattutto nella musica barocca ed in formazioni cameristiche. Si è interessata alla didattica, partecipando al corso Kodaly a Esztergom in Ungheria, e nel frattempo ha intrapreso lo studio della Composizione presso il Conservatorio di Bologna, nella classe di Chiara Benati, per lo studio dell'Armonia principale e del Contrappunto e successivamente nella classe di Cristina Landuzzi, per Contrappunto e Fuga e Composizione Contemporanea, con la quale si è diplomata con il massimo dei voti. È risultata vincitrice, aggiudicandosi il punteggio più alto di tre borse di studio presso il medesimo Conservatorio, è stata segnalata al Concorso internazionale Valentino Bucchi, per una sua Composizione per pianoforte e orchestra, inoltre si è aggiudicata la borsa di studio “Cervi” al Concorso Internazionale 2 Agosto, distinguendosi per il linguaggio e la ricerca. Ha collaborato con il Conservatorio di Bologna, in qualità di maestro collaboratore di palcoscenico, per la realizzazione dell'opera “Malombra“ di Marco Enrico Bossi, in prima esecuzione assoluta, e per l'allestimento dell'opera “Paolo e Francesca” di Mancinelli, entrambe rappresentate al Teatro Comunale di Bologna. Ha ottenuto il massimo dei voti e la lode diplomandosi in Musica Elettronica al Conservatorio di Bologna, con il M° Lelio Camilleri. Ha frequentato il Biennio Sperimentale e conseguito la laurea con il massimo dei voti e la lode in Direzione Corale sotto la guida del M° Pierpaolo Scattolin. Membro effettivo della Fondazione Internazionale Adkins Chiti: Donne in Musica di Roma, Ente privato di promozione e diffusione della musica sinfonica e da camera contemporanea, e vincitrice dell'edizione 2015 del Concorso Internazionale “Concerto di Primavera” riservato alle Donne compositrici, e svoltosi presso l'Auditorium Pollini di Padova, con l'esecuzione di un brano per Archi, dal titolo “Rondò” e l'esecuzione virtuosa dei “Solisti Veneti”, diretti dal M° Claudio Scimone.
Si è recentemente interessata all'educazione musicale nella primissima infanzia, entrando a far parte dell'Aigam (Associazione Italiana Gordon per l'Apprendimento Musicale) in qualità di insegnante associata.













Introduzione

La Religiosità Popolare e l'Evangelizzazione


La pietà popolare è un modo o l'espressione del popolo di vivere continuamente e ininterrottamente la fede e il legame profondo con Dio, seguendo le tradizioni spirituali, che ci vengono trasmesse dai secoli passati. È quel sentimento intimo e profondo, che può essere paragonato all'evsplachnos di Dio ovvero “alle sue viscere di misericordia” che si estende a tutti gli uomini e all'umanità intera, e questo dono dello Spirito Santo è un tesoro prezioso caratteristico della nostra gente di Calabria.
Ogni popolo è il creatore della propria cultura ed il protagonista della propria storia. La cultura è qualcosa di dinamico, che un popolo ricrea costantemente, ed ogni generazione trasmette alla seguente un complesso di atteggiamenti relativi alle diverse situazioni esistenziali, che questa deve rielaborare di fronte alle proprie sfide. L'inculturazione del Vangelo trasmette, anche, la fede in modi nuovi e traduce nella vita il dono di Dio secondo la propria sensibilità, così dà testimonianza alla fede ereditata e la fà crescere di nuove espressioni, che parlano di verità e di autenticità dell'essere umano. L'importanza della pietà popolare autentica è quella di generare all'interno del contesto in cui si nasce nuovi figli con l'azione o l'assistenza dello Spirito Santo.
Le tante forme di genuina devozione sono la martirìa della fede dei semplici di cuore, che manifestano qualche aspetto della fede, senza pretendere di esplicitare tutto il contenuto della stessa fede cristiana. Per capire meglio il concetto di misericordia è bene avere presente, che essa nasce dal cuore e quindi è difficile da spiegare a parole; ma è un'esperienza che si vive e che dà vita allo stesso modo - nell'accezione orientale - “alle viscere di misericordia” di Dio. Così per “le viscere di misericordia” del nostro Dio è venuto a visitarci l'oriente dall'alto, recita la Liturgia della chiesa sia d'oriente che d'occidente, quindi anche noi osiamo per come possiamo stimolare “le viscere di misericordia” di Dio, che si riversano verso di noi, con le nostre “azioni viscerali”. Come leggeremo nel viaggio allegorico compiuto dall'uomo di fede e contenuto nella narrazione di questo libro, le pratiche religiose e votive, come ad esempio il pellegrinaggio ai piccoli e grandi santuari mariani, nel caso specifico al Santuario-Basilica della Madonna del Pettoruto di San Sosti, che i pellegrini usano fare, non sono altro che le azioni (viste come lampade votive continuamente accese), che nascono e sono spinte da quella Speranza, da quella Fede che non deludono; ed ancora dalla forza della vita e dalla fortezza dell'uomo in comunione con l'Assoluto.
Gli elementi sensibili, corporali e visibili, che caratterizzano la pietà popolare, sono il segno tangibile e concreto dell'interiore desiderio del fedele di esprimere la propria adesione a Cristo. Fare un pellegrinaggio a piedi, pregando, affrontando fatica, digiuno e spese, è un segno per manifestare l'interiore desiderio di avvicinarsi al Mistero reso visibile dal Santuario.

Papàs Angelo Prestigiacomo
Vicario Parrocchiale
Chiesa “Santa Maria di Costantinopoli”
Macchia Albanese (CS)