“Se
Lucifero potesse invocare per la propria salvezza, la Santissima
Vergine con la sola parola “Maria”, raggiungerebbe il
Paradiso all'istante. Tanto più un uomo, anche se si trovasse nei
momenti più duri e disperati della vita”.
San
Massimiliano Maria Kolbe
Prefazione
Si
apre in questo testo un'affascinante e misteriosa riflessione
sull'incontro tra uomo e grazia divina, tra creatura, Creatore e
creazione, tra finito ed infinito, e tra carne e Spirito.
È
un incontro voluto, desiderato, sospirato da entrambe le parti,
animato dal bisogno di nutrimento e
consolazione, di ricevere e donare Amore. Ciò che può nascere da
tale incontro è la Bellezza, che prende forma dal magma inanimato, e
dall'ispirazione riceve un significato terreno e
spirituale. La roccia aspra e pungente assume, da mani semplici e
capaci, una forma morbida e materna. Il Petruto o Pettoruto,
solido e imponente nella grandezza delle montagne che compone,
diventa materiale
di preghiera e salvezza plasmato da Dio e dalla sua onnipotenza.
La
forma rocciosa e pungente cambia la sua natura, e la Madonna prende
forma nella delicatezza e nella consapevolezza
del suo ruolo di madre. Assume nei lineamenti fierezza e
autorevolezza, senza negare il suo abbraccio e la sua promessa
eterna.
I volti della Madre e del Figlio rivelano lineamenti essenziali e
poco dettagliati. I loro sguardi assorbono la
conoscenza del Padre e appaiono pungenti e attenti, profondi e vivi.
La postura di entrambi trasmette solidità e forza, lasciando poco
spazio al fraintendimento e all'ambiguità. Anche il Figlio, pur
nella sua età di fanciullo, comunica nel volto e nello sguardo la
Conoscenza e la Fortezza.
Ed ecco che l'uomo si aggrappa e si consola ai piedi di tale
grandezza. L'uomo, piccolo e limitato, si
rivolge al solo ed unico Dio, capace di esaudire ogni richiesta e
necessità salvifica. La disperazione umana, il desiderio di
giustizia, di salvezza e di pace; e il rifiuto di scegliere altre
soluzioni o scappatoie più facili e comode favorisce la ricerca di
Dio e della sua misericordia. Nel libro si racconta chiaramente del
tormento vissuto dall'artista prima di ricevere l'ispirazione che
permetterà
alla venerata scultura di essere plasmata. E siccome tutte le opere
di Dio sono eterne, così la Madonna del Pettoruto mantiene
inalterato nei secoli il suo ruolo di
intermediaria e di ancella del Signore. Il luogo sacro che assiste
alla nascita di tale Bellezza non delude il pellegrino, sia dal punto
di vista Paesaggistico, che per il misticismo che trasmette. Le
montagne circondano come uno scrigno il bellissimo Santuario e lo
definiscono nel perimetro e nella
preziosità del luogo.
Il
percorso al Santuario riflette la semplicità e la maestosità del
sacro e la perseveranza nel perseguire il
progetto di salvezza. Lo sguardo della Madre celeste attende i suoi
figli e coloro che anelano la pace e la consolazione. L'accoglimento
è totale e lo spirito ritrova l'origine della sua natura, e si colma
della grandezza di Dio.
Con lucidità e devozione viene narrata, in questo testo, la storia
di questo Santuario e dei secoli di storia che
si susseguono. Con ricchezza di dettagli e con una scrupolosa ricerca
storico-monografica vengono riportate vicende e tradizioni, che
ispirano aneddoti e curiosità, e che non tralasciano eventi utili
alla conoscenza dei luoghi e delle vicende, senza lacune.
Auguro
al lettore la piacevolezza di tale lettura, affinché il suo
peregrinare spirituale sia guidato, consapevole
e ispirato. Ringrazio il professore Ottavio A. Bisignano per aver
offerto al mondo dei lettori la possibilità di immergersi
nella storia di un altro luogo mariano e della sua terra, piena di
ricchezze e bellezze: la Calabria.
Emanuela
Turrini
Bio
La
Compositrice e Poetessa, Emanuela
Turrini,
bolognese di nascita, si
è diplomata nel '93 in flauto traverso, sotto la guida di Giorgio
Zagnoni, presso il Conservatorio G.B. Martini di Bologna ed in
seguito si è perfezionata a Firenze con il M° Michele Marasco ed a
Milano con il M° Bruno Cavallo, primo flauto della Scala. Ha svolto
attività concertistica specializzandosi soprattutto nella musica
barocca ed in formazioni cameristiche. Si è interessata alla
didattica, partecipando al corso Kodaly a Esztergom in Ungheria, e
nel frattempo ha intrapreso lo studio della Composizione presso il
Conservatorio di Bologna, nella classe di Chiara Benati, per lo
studio dell'Armonia principale e del Contrappunto e successivamente
nella classe di Cristina Landuzzi, per Contrappunto e Fuga e
Composizione Contemporanea, con la quale si è diplomata con il
massimo dei voti. È risultata vincitrice, aggiudicandosi il
punteggio più alto di tre borse di studio presso il medesimo
Conservatorio, è stata segnalata al Concorso internazionale
Valentino Bucchi, per una sua Composizione per pianoforte e
orchestra, inoltre si è aggiudicata la borsa di studio “Cervi”
al Concorso Internazionale 2 Agosto, distinguendosi per il linguaggio
e la ricerca. Ha collaborato con il Conservatorio di Bologna, in
qualità di maestro collaboratore di palcoscenico, per la
realizzazione dell'opera “Malombra“ di Marco Enrico Bossi, in
prima esecuzione assoluta, e per l'allestimento dell'opera “Paolo e
Francesca” di Mancinelli, entrambe rappresentate al Teatro Comunale
di Bologna. Ha ottenuto il massimo dei voti e la lode diplomandosi in
Musica Elettronica al Conservatorio di Bologna, con il M° Lelio
Camilleri. Ha frequentato il Biennio Sperimentale e conseguito la
laurea con il massimo dei voti e la lode in Direzione Corale sotto la
guida del M° Pierpaolo Scattolin. Membro effettivo della Fondazione
Internazionale Adkins Chiti: Donne in Musica di Roma, Ente privato di
promozione e diffusione della musica sinfonica e da camera
contemporanea, e vincitrice dell'edizione 2015 del Concorso
Internazionale “Concerto di Primavera” riservato alle Donne
compositrici, e svoltosi presso l'Auditorium Pollini di Padova, con
l'esecuzione di un brano per Archi, dal titolo “Rondò” e
l'esecuzione virtuosa dei “Solisti Veneti”, diretti dal M°
Claudio Scimone.
Si
è recentemente interessata all'educazione musicale nella primissima
infanzia, entrando a far parte dell'Aigam
(Associazione
Italiana Gordon per l'Apprendimento Musicale)
in qualità di insegnante associata.
Introduzione
La
Religiosità Popolare e l'Evangelizzazione
La pietà popolare
è un modo o l'espressione del popolo di vivere continuamente e
ininterrottamente la fede e il legame profondo con Dio, seguendo le
tradizioni spirituali, che ci vengono trasmesse dai secoli passati. È
quel sentimento intimo e profondo, che può essere paragonato
all'evsplachnos di Dio ovvero “alle sue viscere di
misericordia” che si estende a tutti gli uomini e all'umanità
intera, e questo dono dello Spirito Santo è un tesoro
prezioso caratteristico della nostra gente di Calabria.
Ogni popolo è il
creatore della propria cultura ed il protagonista della propria
storia. La cultura è qualcosa di dinamico, che un popolo ricrea
costantemente, ed ogni generazione trasmette alla seguente un
complesso di atteggiamenti relativi alle diverse situazioni
esistenziali, che questa deve rielaborare di fronte alle proprie
sfide. L'inculturazione del Vangelo trasmette, anche, la fede in modi
nuovi e traduce nella vita il dono di Dio secondo la propria
sensibilità, così dà testimonianza alla fede ereditata e la fà
crescere di nuove espressioni, che parlano di verità e di
autenticità dell'essere umano. L'importanza della pietà popolare
autentica è quella di generare all'interno del contesto in cui si
nasce nuovi figli con l'azione o l'assistenza dello Spirito Santo.
Le tante forme di genuina
devozione sono la martirìa della fede dei semplici di cuore,
che manifestano qualche aspetto della fede, senza pretendere di
esplicitare tutto il contenuto della stessa fede cristiana. Per
capire meglio il concetto di misericordia è bene avere presente, che
essa nasce dal cuore e quindi è difficile da spiegare a parole; ma è
un'esperienza che si vive e che dà vita allo stesso modo -
nell'accezione orientale - “alle viscere di misericordia” di Dio.
Così per “le viscere di misericordia” del nostro Dio è venuto a
visitarci l'oriente dall'alto, recita la Liturgia della chiesa sia
d'oriente che d'occidente, quindi anche noi osiamo per come possiamo
stimolare “le viscere di misericordia” di Dio, che si riversano
verso di noi, con le nostre “azioni viscerali”. Come leggeremo
nel viaggio allegorico compiuto dall'uomo di fede e contenuto nella
narrazione di questo libro, le pratiche religiose e votive, come ad
esempio il pellegrinaggio ai piccoli e grandi santuari mariani, nel
caso specifico al Santuario-Basilica della Madonna del Pettoruto di
San Sosti, che i pellegrini usano fare, non sono altro che le azioni
(viste come lampade votive continuamente accese), che nascono e sono
spinte da quella Speranza, da quella Fede che non deludono; ed ancora
dalla forza della vita e dalla fortezza dell'uomo in comunione con
l'Assoluto.
Gli elementi sensibili,
corporali e visibili, che caratterizzano la pietà popolare, sono il
segno tangibile e concreto dell'interiore desiderio del fedele di
esprimere la propria adesione a Cristo. Fare un pellegrinaggio a
piedi, pregando, affrontando fatica, digiuno e spese, è un segno per
manifestare l'interiore desiderio di avvicinarsi al Mistero reso
visibile dal Santuario.
Papàs
Angelo Prestigiacomo
Vicario
Parrocchiale
Chiesa
“Santa Maria di Costantinopoli”
Macchia
Albanese (CS)
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